Le 5 colonne sonore più terrificanti di sempre

Colonne sonore film horror

Oggi si festeggia la notte più spaventosa dell’anno, che poi a ben vedere non è altro che un modo innocente di esorcizzare le nostre più oscure paure, i mostri sotto il letto, gli incubi peggiori, indossando quelle stesse maschere e costumi che ci hanno tolto il sonno.

Per rendere omaggio a questa notte speciale, che la vogliate chiamare Halloween o con altro nome poco importa, abbiamo deciso di stilare una personalissima classifica delle cinque colonne sonore di film d’horror che hanno fatto la storia della musica e non solo del cinema, imprimendosi nella mente dello spettatore spesso ancora più delle stesse immagini di terrore.

Chiudete la porta a chiave, mettetevi sotto le coperte e non rispondete al telefono si inizia.

  • Shining (1980), il celebre film di Stanley Kubrick, tratto dall’omonimo romanzo di Stephen King, è un cult per gli appassionati del genere e per gli amanti del cinema. Immortale il ghigno malefico di Jack Nicholson, il triciclo di Danny lungo i corridoi dell’Overlook Hotel e la battuta delle sorelle gemelle “Vieni a giocare con noi”. Ma straordinaria è anche la colonna sonora, curata da Wendy Carlos, una sapiente e senza dubbio inquietante combinazione di pezzi classici di compositori come Bartok, Ligeti o Penderecki ed effetti più moderni. Ne è un esempio il Main Theme della pellicola, arrangiamento del Dies Irae, tratta dal Quinto Movimento della Sinfonia Fantastica(Symphonie Fantastique) di Hector Berlioz.

 

  • Profondo Rosso (1975), Dario Argento avrebbe voluto affidare la colonna sonora del suo primo horror ai Pink Floyd, impegnati allora nella realizzazione del loro album più celebre Wish You Were Here, non potendo contare sulla band britannica, la produzione ripiegò su Giorgio Gaslini, compositore e direttore d’orchestra, che aveva già lavorato con Argento. Tuttavia, i rapporti tra i due non furono idilliaci tanto da portare Gaslini ad abbandonare il progetto prima della sua conclusione. È a quel punto che Argento ascolta per la prima volta un gruppo italiano di rock progressive semi-sconosciuto, i Il resto è storia.

 

  • L’esorcista (1974), quando William Friedkin girò questa pellicola non immaginava certo l’ondata di sdegno, la censura, gli svenimenti in sala, le sedute dallo psicologo post visione e, tuttavia, il suo film è tra i capisaldi del genere ed è, ancora oggi, tra i più citati (anche in chiave comica) e omaggiati (dal remake alle serie tv) tra gli horror. Degna di nota è ovviamente anche la colonna sonora che come per Shining, si serve di brani classici – anche qui troviamo i contributi del compositore polacco Penderecki – per riadattarli a sonorità più disturbanti. Il brano più celebre, amato anche da Dario Argento a tal punto da usarlo come track di Profondo Rosso, è senza dubbio Tubular Bells di Mike Oldfield. Bastano le prime note per farci venire i brividi.

 

  • Lo squalo (1975), mettete insieme Steven Spielberg e John Williams e i livelli di epicità raggiunti sono davvero alti. Quando Williams fece ascoltare a Spielberg quello che sarebbe stato il motivo principale dell’intero film, il regista scoppiò a ridere. Si dovette ricredere molto presto, poiché il successo di quel film si deve in gran parte alla musica di Williams entrata nella storia. Tutti noi almeno una volta nella vita, in acqua l’abbiamo canticchiata imitando con la mano la pinna del feroce squalo bianco che terrorizzava i bagnanti dell’immaginaria Amity. Sappiamo che la state fischiettando anche in questo momento.

 

  • La cosa (1982), il film di John Carpenter tratto liberamente dal racconto di John W. Campbell del 1938 La cosa da un altro mondo racconta di un gruppo di ricercatori con base in Antartide alle prese con una non meglio identificata vita aliena, capace di assumere qualsivoglia sembianza umana e di mutare rapidamente aspetto. Un horror paranoico con una colonna sonora da urlo, curata dal maestro Ennio Morricone con musica elettronica di Alan Howarth e dello stesso Carpenter. Il Main Theme è al cardiopalma.

 

Abbiamo scelto dei classici intramontabili, perché si sa, gli incubi peggiori non conoscono né le mode né gli anni che passano.