Quando la colonna sonora accarezza il film. Il caso di “Dogman” di Matteo Garrone

Colonna sonora di Dogman

La scorsa settimana, il film di Matteo Garrone Dogman è stato selezionato dalla commissione istituita presso l’Anica tra 21 titoli per rappresentare l’Italia alla prossima edizione dei premi Oscar. Il 22 gennaio sapremo se la pellicola di Garrone, acclamatissima a Cannes e non solo, entrerà ufficialmente nella shortlist delle nomination. Comunque andrà, Dogman è già entrato nelle storia, non solo per il suo straordinario protagonista,  Marcello Fonte, premiato a Cannes come migliore attore protagonista, ma anche per la maestria registica (che non è certo una sorpresa!), la fotografia minimale e una colonna sonora, firmata Michele Braga, che accompagna la storia, senza sovrastarla, anzi rafforzandone la portata emotiva.

Il film

Matteo Garrone non è nuovo ad incursioni nella cronaca nera più efferata, basti citare l’Imbalsamatore (2002), Primo amore (2004) o Gomorra (2008), non sorprende, dunque, che abbia voluto raccontare una storia cupa, dolorosa, violenta, ispirandosi ad uno degli omicidi più efferati degli ultimi 40 anni, quello dell’ex pugile Giancarlo Ricci per mano di Pietro De Negri, detto il Canaro della Magliana per via della sua attività di toelettatore di cani alla periferia di Roma.

Ma Dogman, presentato a Cannes lo scorso 17 maggio, è solo ispirato alla storia de er canaro, perché il regista, lungi dall’esprimere giudizi morali, sceglie piuttosto di soffermarsi sul personaggio mite e remissivo di Marcello, interpretato da un bravissimo Marcello Fonte, e sul rapporto di sudditanza con Simone, pugile dilettante e piccolo criminale. Una relazione da cui il toelattore prova in tutti i modi ad uscire, fino all’epilogo più drammatico.

Un “western urbano, essenziale e profondo” lo ha definito la critica, elogiando il racconto di una Roma pasoliniana, di caratteri ai margini sospesi tra la volontà di emancipazione e l’ineluttabilità del proprio destino, tra dignità e sopravvivenza.

La colonna sonora di Dogman

Il film rigettava qualsiasi tentativo di colonna sonora, ero quasi deciso a non mettere musica. Poi in una proiezione – test mi sono accorto che qualcosa mancava e ci ho lavorato tutto il fine settimana con Michele Braga

Così Matteo Garrone in un’intervista su Rolling Stones Italia racconta di come è nata la colonna sonora di Dogman, praticamente per sottrazione come è in fondo l’anima stessa del film.

Per comporre questo tappeto musicale, Garrone non si affida più al premio Oscar Alexander Desplat, che per lui aveva curato le musiche di Reality e Il Racconto dei racconti, ma l’italianissimo Michele Braga, autore pluripremiato per le musiche di Lo chiamavano Jeeg Robot di Gabriele Mainetti.

Insieme, in un solo fine settimana i due hanno lavorato per creare delle musiche che fosse accenni leggeri, minimali in grado di accompagnare la narrazione senza intralciarla, di guidare lo spettatore attraverso l’evoluzione emotiva del protagonista senza confonderlo o distrarlo. Un tappeto musicale quello di Michele Braga che è soffio di vento, rumore di pioggia, silenzio persino, come ha scritto il giornalista di La Stampa, Gianmaria Tammaro: “La musica, in Dogman, è un accenno leggero, quasi inudibile, curato magnificamente da Michele Braga. Si mescola tutto alla fotografia di Nicolaj Bruel: quasi monocolore, illuminata – in certe scene – al naturale, da fulmini e lampioni. A volte sfuma di poco, altre rimane praticamente identica. C’è e allo stesso tempo non c’è: entriamo in una dimensione che ci pare possibile.”

Persino la musica a tutto volume della radio durante la scena del massacro, che il vero canaro accese per non far sentire le urla della sua vittima, è stata tolta. Un’espediente già usato in molti film, uno tra tutte Le Iene di Quentin Tarantino, e che nulla avrebbe aggiunto alla drammatica esplosione di violenza di cui siamo spettatori.

Così il risultato è una musica naturale, impercettibile, ma presente che scandisce il tempo dell’emozioni, la rabbia, l’amore, la paura, la violenza, la speranza, la disillusione.

Chi è Michele Braga

Michele Braga, romano, classe 1977, è un musicista autodidatta e un buon improvvisatore, come lui stesso si definisce, incline e curioso verso ogni genere musicale dall’hard rock al jazz, dalla musica classica alla pop music. Sceglie il cinema come campo prediletto per le sue composizioni e per questo studia orchestrazione con il Maestro Alessandro Cusatelli. Tra i grandi compositori che lo ispirano e che ammira ci sono Ennio Morricone (e come non trovarlo!), Mario Nascimbene, Hans Zimmer e Gustavo Santaolalla, solo per citare i più noti.

Il sodalizio con il regista Gabriele Mainetti, iniziato nel  2008 con il corto Basette,  lo porta a farsi conoscere e ammirare dal grande pubblico e dalla critica, soprattutto grazie alla sua versione della sigla Jeeg Robot cantata da Claudio Santamaria per il film Lo chiamavano Jeeg Robot, per il quale Braga vince un Nastro d’Argento e un Ciak d’oro come migliore colonna sonora.

La lista delle pellicole con la sua colonna sonora e delle collaborazioni è davvero lunga e tocca anche campi molto diversi da quello cinematografico. Nel 2015, infatti,  Michele Braga inizia una fortunata collaborazione con la Nazionale Italiana di Nuoto Sincronizzato che coreografa numeri da podio su pezzi originali composti per l’occasione.

 

Le OST di Michele Braga possono essere ascoltate su Spotify. Ve le consigliamo!!!