I Luftig, il gruppo musicale che circonda la terra

Luftig

Quando utilizzi e mischi tra loro ingredienti genuini e di qualità – la Sicilia, percorsi di vita differenti e visioni musicali univoche, per citare i più importanti – la ricetta non può che sorprendere i palati più raffinati, in questo caso gli uditi.

È la ricetta vincente dei Luftig: tre personalità diverse e distinte – Simona di Gregorio, Giovanni Arena e  Riccardo Gerbino – che hanno unito i loro “io” musicali e personali per dare vita ad un progetto, dal 2014, che fa della musica popolare la base solida e che ha dato vita al primo disco uscito lo scorso 13 febbraio con l’etichetta discografica 49 Records: Endring (la cui traduzione è “anello che circonda la terra”).

In questa intervista ripercorriamo il loro percorso, dalle origini del nome che li rappresenta anima e cuore all’uscita del loro primo entusiasmante album.

Partendo dalle origini, come nasce il nome “Luftig”?

Simona:  Nel periodo in cui vissi in Germania negli anni ’90, alcuni amici si prendevano gioco di me e sul mio modo di pronunciare “l’aria” tedesca… così mi allenai a pronunciarlo correttamente e ripetendolo mi accorsi come suono e senso si incontravano. Da questo stimolo arriva Luftig che, nel suo senso letterale e metaforico, è “arioso, leggero, aereo…”: elemento/condizione di partenza di un progetto musicale come il nostro.

Dal nome del vostro gruppo al titolo del primo album, è evidente il richiamo alla lingua tedesca. Quanto e come incide questa influenza nel vostro percorso artistico? E soprattutto, come convive con le vostre origini sicule?

Simona: Ci stimolava molto l’idea, sempre nella fase di ricerca del nome da attribuire al gruppo, di essere fruiti, ascoltati e compresi in altri territori, regioni, continenti e di ambire dunque a portare la nostra musica al di fuori della nostra isola. Così, davanti a un caffè, decidemmo di dedicarci nell’allestimento di un repertorio di canzoni arrangiate in lingue diverse (francese, inglese, creolo, spagnolo) considerando il cuore dell’Europa (madre della lingua fiamminga) attualmente il più importante crocevia di culture del nostro continente.

Come siete riusciti a unire tre personalità e tre percorsi di vita diversi? Quanto tempo ci avete messo per creare l’armonia che riuscite a comunicare oggi?

Riccardo: Devo dire in maniera abbastanza naturale, fluida, attraverso un confronto aperto, costante, che  ha permesso di far coesistere musicalmente le nostre esperienze, e convogliare nel progetto le nostre personalità, i nostri percorsi individuali. Sin dai primi incontri, appena abbiamo cominciato a suonare insieme, abbiamo avvertito che i nostri tre mondi musicali potevano coesistere bene, in maniera quasi spontanea: ognuno ha semplicemente messo il proprio bagaglio a disposizione del gruppo.

Quando nasce la collaborazione con 49 Edizioni e cosa vi ha spinto a scegliere Emmanuel Maccarrone come editore del vostro primo album?

Riccardo: Giovanni ed io conosciamo Emmanuel dagli inizi degli anni Novanta. Con lui avevamo lavorato a varie produzioni musicali per quasi un decennio, e avevamo già a quei tempi una grande sintonia, sia umana che lavorativa. Poi, come spesso accade nella vita, le nostre strade hanno preso direzioni diverse, anche fisicamente, visto che lui si è trasferito a Roma già da parecchi anni. Quando è nato Luftig, Emmanuel è stata la prima persona a cui abbiamo pensato per la produzione del nostro primo cd: avevamo voglia di ritrovare quel clima sperimentato in quegli anni. Fortunatamente lui ha apprezzato la nostra proposta, e sposato la nostra causa.

In un’intervista avete affermato di “aver voluto fare qualcosa di particolare, che oltrepassasse le esperienze precedenti”. Da cosa nasceva questa esigenza? Sentivate una “mancanza” nella musica popolare?

Giovanni: Le esigenze sono sempre di natura pratica e oltrepassare le esperienze precedenti probabilmente può voler dire tentare altre modalità per avvicinarsi a qualcosa. Il nostro è uno tra i tanti modi possibili di combinare certe sonorità tra linguaggi musicali diversi tra loro, e il risultato è forse simile a quello delle frasi idiomatiche, il cui significato tradotto in altre lingue non ha un senso logico e talvolta non è univoco neanche nella stessa lingua di origine ma si presta a varie interpretazioni.

All’inizio avete interpretato brani della musica popolare già esistenti. Quando è nato il bisogno di mettere al mondo un progetto vostro e come nasce “Erdring”?

Giovanni: Iniziare suonando brani di musica popolare di varie parti del mondo è stato solo un approccio, e quelle musiche sono servite a compiere il primo passo, a stabilire un contatto, e allo stesso tempo sono state un mezzo di comunicazione attraverso il quale ciascuno di noi ha potuto conoscere gli intenti musicali degli altri componenti. Quindi, l’idea di creare un progetto nostro con brani originali era già presente dall’inizio e quell’approccio è stato solo un iter,  che di certo ha influito sulla nascita di Erdring, e penso  soprattutto all’utilizzo di lingue diverse nei testi e alle varie influenze di  generi musicali.

luftig_interno